Debiti, ora il giudice può cancellarli se li hai accumulati in buona fede: ecco perché e cosa dice la nuova sentenza

Debiti, ora il giudice può cancellarli se li hai accumulati in buona fede: ecco perché e cosa dice la nuova sentenza

Pubblicato il: 14/06/2025

Una giovane coppia con due figli a carico ottiene la cancellazione integrale dei debiti, accumulati per cause indipendenti dalla propria volontà. La decisione del Tribunale di Crotone conferma la possibilità, anche per i soggetti “incapienti”, di accedere all’esdebitazione in presenza di condizioni di meritevolezza e comprovata buona fede.

Cancellati oltre 60mila euro di passività: i giudici riconoscono la buona fede
Il giudice ha accolto la richiesta di esdebitazione presentata da una famiglia di quattro persone (padre, madre e due figli minori) in gravi condizioni finanziarie. La decisione si fonda sul riconoscimento di un sovraindebitamento incolpevole, generato da una “serie sfortunata di vicende lavorative”: licenziamenti improvvisi, impossibilità di ottenere impieghi stabili e un reddito mensile complessivo pari a 1.230 euro, del tutto insufficiente a coprire le necessità di quattro persone.

Dalla stabilità al tracollo: come nasce un sovraindebitamento non colposo
La vicenda, purtroppo, non è dissimile da quelle che colpiscono molte famiglie italiane.
In un primo momento, il padre, dopo aver svolto vari lavori in modo saltuario, era riuscito a ottenere un contratto a tempo indeterminato presso un supermercato locale. Con la nascita dei figli, aveva deciso di “accendere” alcuni finanziamenti. Tuttavia, alcuni mesi dopo, la società falliva e l’uomo perdeva il posto. Dopo diversi anni senza lavoro, era riuscito a trovare un nuovo impiego come operaio, con una retribuzione mensile pari a 930 euro.
La moglie, dipendente di un call center, subiva anch’essa un licenziamento. Solo di recente aveva ricominciato a lavorare come collaboratrice domestica, con un reddito mensile di 300 euro. L’unica fonte stabile rimaneva, dunque, lo stipendio del marito.

Una procedura che protegge chi ha agito con responsabilità
La famiglia aveva contratto debiti in buona fede, nella prospettiva di una stabilità economica che poi, in realtà, non si è realizzata. Nonostante le difficoltà, i coniugi non hanno accumulato passività in modo irresponsabile: anzi, il giudice ha riconosciuto la loro buona fede e responsabilità, avvalorata dal fatto che il padre aveva persino saldato anticipatamente alcuni debiti prima del tracollo finanziario.
Nessun patrimonio da liquidare – l’unico bene intestato è un’automobile del 2019 – e un tenore di vita minimo hanno rafforzato l’istanza presentata. Il giudice ha ritenuto che l’uomo fosse meritevole di “esdebitazione”, dal momento che le scelte finanziarie non erano state dettate da colpa grave o mala fede. Egli è stato solo vittima di una serie di eventi sfortunati, che gli hanno reso impossibile assolvere ai debiti contratti.

Obblighi di monitoraggio post-esdebitazione
L’esdebitazione non comporta l’automatica esclusione di ogni forma di controllo. Il Tribunale ha imposto che, per i successivi tre anni, il soggetto beneficiario debba presentare annualmente un aggiornamento sulla propria situazione economica, corredato da una relazione del Gestore della crisi. Si tratta di un passaggio fondamentale per garantire che la procedura rimanga riservata a chi vi ha realmente diritto.


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